Il modo autoritario con cui viene trattato il problema del virus e il taglio dei parlamentari non sono due problemi diversi ma le due facce della stessa medaglia: l’eversione della democrazia.
Ma quando manca l’intelligenza e c’è solo la pancia…
La lotta contro il nuovo-vecchio fascismo di questo populismo continua! (GLR)
“BASTA AFFIDARSI AL LEADER DI TURNO: QUELLA CON UN SOLO CAPO SI CHIAMA DITTATURA!”
Enrico Michetti, avvocato e costituzionalista
Vedi e ascolta: https://www.youtube.com/watch?v=czHtbmTtBxU
23/9/2020
COMPLIMENTI! LI AVETE AIUTATI A SVUOTARE LA NOSTRA DEMOCRAZIA IN CAMBIO DI UN CAFFÈ
Diego Fusaro, filosofo
Vedi e ascolta: https://www.youtube.com/watch?v=wM8FkGpo2p4
22/9/2020
Ma guarda un po’. Grillo attacca la democrazia rappresentativa, facendo fessi i volenterosi complici del populismo
Com’era facilmente prevedibile, i leader grillini (ieri Di Maio, oggi il comico) portano all’incasso il plebiscito contro la politica e i parlamentari, spiegando qual è il loro obiettivo: superare i Parlamenti, ridurre l’autonomia degli eletti e consegnarci a Rousseau. Un bell’applauso ai fellow traveller del Sì
Questo articolo è dedicato ai volenterosi complici dei populisti, quelli che da settimane ci spiegano senza che gli scappi da ridere che i barbari sono stati romanizzati, anzi europeizzati. A quelli che maramaldeggiano dopo aver contribuito a mutilare il Parlamento con una consultazione referendaria ispirata al lancio delle monetine su Bettino Craxi al Raphael, ultima tappa di un processo cominciato nel 1993 con l’abolizione delle guarentigie costituzionali dei deputati e dei senatori.
Questo articolo, insomma, è dedicato ai fellow traveller che con la faccia di chi la sa lunga, ma pur sempre di tolla, e con linguaggio forbito da ztl, mica da periferia, adesso prevedono una grande e bellissima stagione di riforme, proprio grazie al patibolo referendario.
Luigi Di Maio ha subito esplicitato il contenuto delle riforme prossime venture, svelto come è stato a sventolare lo scalpo dei politici e a rilanciare il vero obiettivo dell’intera esperienza cinquestellista che non è solo quello del taglio dei parlamentari, ma anche quello della riduzione dell’autonomia dei superstiti.
Ora, infine, è arrivato il decisivo contributo programmatico di Beppe Grillo, invitato dal presidente David Sassoli, uno che credevamo fosse una persona seria, assieme al ciarlatano dell’economia blu Gunter Pauli, a discutere di «idee per un nuovo mondo».
Eccole, le idee per il nuovo mondo. Eccole, le riforme proposte da Beppe Grillo ai baluba del Sì: «Non credo più assolutamente nella rappresentanza parlamentare ma credo nella democrazia diretta attraverso il referendum».
E, per essere ancora più chiaro, il comico ha tessuto l’elogio della piattaforma Rousseau, il grottesco software del webmaster Casaleggio, dove, ha detto Grillo estasiato, «un cittadino può votare, dire sì o no, ma può anche consigliare. Si può fare un referendum alla settimana».
Com’era facilmente prevedibile, la campagna eversiva dei grillini per superare la democrazia rappresentativa, cioè la democrazia senza aggettivi, ha acquisito un grande slancio col plebiscito punitivo nei confronti della politica e dei parlamentari.
Lo sapevano quelli del No e lo sapevano i leader populisti che hanno fatto fessi i loro volenterosi complici.
Christian Rocca Linkiesta 23/9/2020
Eccoli, i correttivi. Di Maio incassa e rilancia il progetto eversivo dei Cinquestelle
Dopo aver tagliato i parlamentari, e mentre gli amici del Pd parlano di riforme, il capetto grillino ribadisce che vuole trasformare i deputati e i senatori sopravvissuti al cappio referendario in pedine in mano ai partiti e a Rousseau, impedendogli di cambiare casacca, idea, alleanze. Proposta da analfabeta della democrazia, eppure se fosse retroattiva quasi quasi…
Eccoli i correttivi. Luigi Di Maio passa subito all’incasso dopo la vittoria sua e di Rousseau sul referendum costituzionale: ha appena tagliato il numero dei parlamentari, punizione capitale della politica e dei suoi interpreti, ma adesso promette che arriveranno anche «strumenti» per non fare cambiare casacca ai deputati e ai senatori. «Non dico che dobbiamo cambiare la Costituzione sul vincolo di mandato», dice magnanimo Di Maio, ma il senso è che vadano comunque adottati «strumenti» che impediscano ai parlamentari di cambiare idea. Cioè vuole imporre il vincolo di obbedire al partito.
Questo è il tentativo di portare a compimento il progetto eversivo dei Cinquestelle, modellato sulla prassi grillina di mandare in Parlamento dei perfetti imbecilli, altrettanto perfettamente fungibili, obbligati da contratti-patacca a votare secondo l’indicazione del software residente e del webmaster politico, pena espulsione e pagamento di penale.
Di Maio vuole far diventare questo modello stravagante di democrazia una legge della Stato, nonostante sia palesemente incostituzionale perché appunto l’Assemblea costitutente, memore dell’aula sorda e grigia trasformata in bivacco di manipoli, all’articolo 67 della Carta ha imposto di preservare la libertà di coscienza degli eletti e ha stabilito che i parlamentari sono liberi di votare come meglio credono.
Abbattere questo principio base della democrazia liberale è l’obiettivo principale di questa fase del progetto grillino di sostituire la democrazia rappresentativa con la democrazia blockchain, algoritmo-vale-algoritmo, senza l’inutile mediazione dei parlamentari in carne e ossa, nel frattempo opportunamente ridotti di numero per gentile concessione dei pavidi e dei volenterosi complici di Rousseau.
Vedremo se il Pd si presterà anche a quest’altra umiliazione democratica, sua e delle istituzioni, all’ennesima tappa di avvicinamento al superamento del Parlamento, come immaginato da Casaleggio.
Di Maio (ma anche Salvini e qualche volta pure Berlusconi) vuole che in Parlamento entrino i rappresentanti del partito, a totale disposizione dei probiviri, non politici autonomi ma fedeli automi buoni solo a premere il pulsante del voto secondo le indicazioni dall’alto.
Un’idea di democrazia più cinese che anglosassone perché vorrebbero far decadere dalla Camera chi cambia casacca, chi viene eletto con un partito e poi passa con gli avversari, chi entra in Parlamento con uno schieramento e poi va a braccetto con un altro. Non possono farlo perché l’articolo 67 non lo permette.
A pensarci bene, però, potremmo eccezionalmente derogare al principio democratico del «senza vincolo di mandato», ma soltanto a patto che questo «correttivo» sia retroattivo e faccia decadere con infamia tutti quei parlamentari che in questa legislatura sono stati eletti per governare da soli contro tutti, escludendo con sprezzo ogni forma di collaborazione con altre forze politiche, ma poi sono corsi al governo alleandosi prima con il nemico di destra e dopo, senza battere ciglio, abbracciando quell’altro di sinistra che fino al giorno prima avevano accusato di somministrare l’elettroshock ai bambini in modo da sottrarli ai genitori.
Christian Rocca Linkiesta 23/9/2020
La barbarie dei fascitelli che irridono il No
Qualcosa di simile accomunava il clima referendario a quello del coprifuoco durante la pandemia: l’irrisione, lo scherno, il dileggio verso le ragioni dei contrari. Ieri, sulla contabilità che formalizzava la vittoria della vasta brigata del “Sì”, puntuale era il cachinno perché quell’esperimento non trionfava coi carri armati per le strade e perché il capo vittorioso non aveva la grinta di un colonnello in divisa ma la facciotta poco preoccupante di Giggino.
Non era diverso l’atteggiamento davanti alla gragnuola di provvedimenti spesso illegali e in ogni caso inopportuni con i quali in nome della salute pubblica erano sospese una dopo l’altra le libertà fondamentali dei cittadini: anche in quel caso erano pochi imbecilli, oltretutto irresponsabili, a denunciare la pericolosità di quell’andazzo repressivo, e la loro sparuta militanza era derisa con commentini tipo che tra un allarme democratico e un altro finiva scotta la pastasciutta.
Dovrebbero meditare, questi allegri assistenti allo sfacelo civile italiano, sul fatto che nella scena di tutti i ripieghi autoritari negli ultimi cent’anni c’è sempre qualcuno che ridacchia dei diritti calpestati e di quelli che provano a reclamarne la protezione: sempre.
E sempre quel tono canzonatorio è adoperato nella popolarissima giustificazione secondo cui dopotutto non succede nulla quando una libertà è pregiudicata, perché dopotutto il sole sorge lo stesso e appunto nessuno ti toglie il piatto di pasta. Ma è lo stesso atteggiamento che non rimane impressionato dall’immagine del militare che ingiunge al prete di interrompere la messa mentre un ministro della Repubblica minaccia norme più stringenti contro gli irresponsabili.
È lo stesso atteggiamento che persiste quando un presidente del Consiglio illustra l’ennesimo decreto illegittimo spiegando che il governo “consente” questo e “non consente” quest’altro.
Ed è l’atteggiamento che rimane inalterato se uno strumento costituzionale è preso in mano da un gruppo di fascistelli non per fare una riforma che infatti non c’è nemmeno, ma per trasformare il Parlamento nell’orinatoio della gente onesta.
Va bene così (si fa per dire), nessuno dice niente. Solo piacerebbe che le ragioni dei contrari non fossero vilipese. Ed è proprio questo, proprio il fatto che quelle ragioni siano oggetto di burla, a dare il segno di quanto è grave il nostro imbarbarimento civile.
Iuri Maria Prado, avvocato Il Riformista 23/9/2020
ANNO I DEL REGIME SANITARIO
“Quando tra gli imbecilli ed i furbi si stabilisce una alleanza, state bene attenti che il fascismo è alle porte.”
Leonardo Sciascia (1921- 1989), scrittore, saggista e politico
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